La storia di una ragazza conosciuta nei Social Media mi ha spinto a scrivere questo articolo. Si tratta di Laura (qui il suo sito), una ragazza Belga trasferitasi in Indonesia per raccogliere plastica dalle splendide spiagge di Bali. Una scelta di vita molto coraggiosa. Vi invito a guardare le sue storie (@laurainwaterland) per farsi una idea di cosa sta succedendo in quelle terre meravigliose.
Ispirata dalla sua storia, vorrei anche io dare il mio piccolo contributo. Vorrei poter chiarire come tanta plastica finisce negli oceani e creare senso critico sui nostri modi di vivere la quotidianità. Perchè come potete immaginare tutta quella plastica nell’Oceano Indiano non è frutto della popolazione asiatica.

Come ci finisce la plastica in questi paradisi terresti?
L’arcano è presto svelato: i rifiuti dei paesi occidentali, in particolare USA e Europa, sono trasferiti nei paesi asiatici (Cina, Indonesia, Vietnam, ..) per essere “riciclati”. Di fatto la plastica che arriva in questi paesi non è riciclabile e di conseguenza finisce in discarica. Essendo la plastica un materiale molto leggero, si disperde facilmente nell’ambiente, soprattutto quando trasportata. Il danno è presto fatto. I fiumi raccolgono la plastica dispersa e il tutto finisce negli oceani. Ad aggravare la situazione è il deterioramento in microplastica. La plastica che finisce negli oceani infatti si riduce in milioni di frammenti. Questo a causa delle onde, del vento, dei raggi UV.
Ciò che più mi ha colpito delle storie di Laura è che questi frammenti di plastica sono impossibili da raccogliere. Gli oggetti / contenitori di medie grandi dimensioni si possono raccogliere con gru o rastrellatori. La microplastica invece è difficilmente percepibile, anche dagli uomini.
Il cambio di rotta della Cina
Da due anni, però, la situazione è cambiata. Nel 2018 la Cina ha smesso di accettare i rifiuti provenineti dall’America, dopo essersi resa conto che non era possibile il riciclo. Questa è stata una grossa svolta per gli Stati Uniti, dato che fino ad allora non si erano mai posti il problema di riciclare la plastica nel proprio paese. Le competenze e gli impianti si sono dovuti costruire con il tempo, dato che gli USA erano in grado di riciclare solo il 9% dei loro rifiuti, contro il 30-40% dell’Europa. In realtà, molti dei rifiuti che accettava la Cina, sono presto venduti ad altri paesi asiatici, aggravando ancora di più la situazione di Malaysia e Indonesia.
Buone Notizie dall’Unione Europea
Fortunatamente anche l’Unione Europea ha riconosciuto il problema e ha voluto agire. Dal 1 gennaio 2021 una nuova legge dell’Unione Europea proibisce la vendita di rifiuti ai paesi non OECD. Nel 2019, l’Europa ha esportato 1.5 milioni di tonnellate di plastica in Turchia, Malaysia, Indonesia, Vietnam, India e Cina. Paesi che di certo non hanno la capacità di riciclare in maniera sostenibile. Questo è sicuramente un grande passo per spingere i paesi occidentali a farsi carico di questo problema. Un problema creato con le nostre stesse mani.
La bella notizia è che esistono già soluzioni a tutto ciò. Ma come ogni cambiamento, ci vuole tempo per sradicare abitudini e stili di vita anacronistici.
La mia speranza è che parlandone si possa accellerare il cambiamento verso una economia più circolare, più sostenibile.
Se vuoi approfondire l’argomento, leggi questo mio articolo sull’Economia Circolare.